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Commenti sulla serie B 2006/2007
 

  STORIA DELLA TRIESTINA

Commento storia Triestina dagli anni '80 ai giorni nostri

a cura di Emanuele

Per uno del 1972, troppo giovane per i fasti dell’ormai mitica Serie A, i ricordi, quelli consapevoli, quelli marchiati dalle prime vere emozioni indelebili, coincidono con una delle annate migliori della storia recente della nostra Unione, il famoso ed indimenticabile 1982-83, l’anno di De Falco-Ascagni, l’anno dell’elegantissimo Ruffini, dell’esperto Zanini, del portierone Nieri, dei mastini Costantini e Trevisan, di un insuperabile Mascheroni e di un giovanissimo ma già determinante in alcune occasioni Mark Strukelj, ma anche Donatelli, Pasciullo, Leonarduzzi, Pedrazzini, Tolfo…
A quei tempi quella formazione era snocciolata come Zoff, Gentile,Cabrini, Collovati, Oriali, Scirea…

Erano gli anni in cui i videoregistratori Betamax iniziavano a prendere piede e ricordo di custodire gelosamente una vecchissima cassetta fatta con la registrazione di uno speciale di Telequattro sulla trionfale cavalcata dell’Unione, vista penso un centinaio di volte. Erano gli anni del Grezar stracolmo, di una città veramente in festa. Mi ricordo la festa dell’ultima partita casalinga con il Mestre. Tutte le squadre giovanili di Trieste in campo, palloncini, striscioni, ogni strumento di festa…

Poi è iniziata una fase controversa, la squadra cresceva. Al Grezar veniva aggiunta una gradinata oscena esteticamente ma sempre piena, alla squadra venivano aggiunti dei pezzi sempre più pregiati, l’Unione era sempre più vicina al sogno e poi… e poi qualche rigore con contorni da libro giallo, qualche gioco di potere sfavorevole ed ecco che come per miracolo il giocattolo si rompe o viene rotto e ci si ritrova, ridimensionati, bastonati, umiliati ed in Serie C1.
Nonostante la pronta risalita dell’anno successivo, il calvario stava per iniziare. Pressoché immediato ritorno in C1, siamo nel 1990-91 e inizio della fine…

Nel 1993-94 poco dopo aver dato una nuova casa all’Unione, la Società fallisce e deve ripartire (per grazia ricevuta) dalla Serie D. Questo batosta porta la squadra ad assumere una dimensione più “umana”, più umile e la gente, quasi per incanto, segue le sue vicende con numeri impressionati. Nella sfida decisiva con il Treviso, seppur sciagurata, oltre 10.000 persone riempiono un Rocco più vivo che mai. Il Treviso è promosso ma un’estate di fallimenti e ricorsi ci regala la C2… Sembra che la dea bendata abbia tolto la benda ed inizi a guardare la Triestina ma è un altro inizio di sofferenze.

La squadra per la C2 diventa competitiva, forte, esperta, piena di classe ma è sempre lì con una maledizione che sembra non volerla abbandonare. Fallisce incredibilmente e clamorosamente nei play-off e lo fa nei modi più impensabili. Non era bastata nemmeno una mal celata toccatina, proprio lì dove non batte il sole, di Gubellini, nello studio di Telequattro nel momento in cui Pitich pronosticava: “Mi voglio sbilanciare: sono sicuro che la Triestina batterà il Sandonà…”. Sandrin, un ex, mio compagno di squadra in un Città di Gradisca con la casacca alabardata, distruggeva ogni speranza. L’anno dopo è ancora la Vis Pesaro a rovinare la festa dopo quella dell’inaugurazione del Rocco, play-off maledetti ed ancora C2.

Poi succede qualcosa, Amilcare Berti, personaggio estroso, vulcanico e si dice anche fortunato nelle sue avventure imprenditoriali, consolida la sua posizione ai vertici dell’Unione. Succedono cose incredibili.

Nel campionato 2000-2001 la Triestina, guidata da Ezio Rossi, disputa complessivamente uno dei meno entusiasmanti campionati degli ultimi anni. Acciuffa i play-off per pochi punti ed inizia gli spareggi. La semifinale è difficile: c’è la Pro Patria che aveva totalizzato 8 punti in più nella regular season… l’andata è dura, sofferta ed il punteggio di 1-0 non fa stare tranquilli. A Busto Arsizio succede di tutto: la partita ha andamenti incredibili, sospensioni, rivolte, arbitri assediati ma succede soprattutto che Parisi, con la squadra in sofferenza e soccombente, decide di portare la Triestina in finale. Carica il proverbiale sinistro da una distanza impossibile, la palla va sulla traversa ed in rete… Ossigeno… Vittoria! Si va alla finale con il Mestre di Costantini, anch’esso a +8 nella stagione regolare. Andata a Trieste, 2-0. Il ritorno vede il solito esodo di un popolo rossoalabardato che non tradisce mai. Invadiamo Mestre in un gioiello di stadio (!), Parisi, Borriello e inizia la festa.
La maledizione dei play-off è vinta!

Arriviamo al 2001-2002… A leggere i nomi di quella rosa, oggi, non si può che dire che era una squadra di ottimi giocatori. A leggere gli stessi nomi otto anni fa, sembrava solo una squadra discreta e nulla più. La stagione regolare non è malissimo per una neo-promossa, anzi. Si centrano i play-off seppure con un distacco pazzesco dalle prime due classificate. La prima è il Livorno, la seconda classificata, è la bestia nera Spezia addirittura a +17. In due partite di regular season due vittorie per i liguri, sei gol per loro e due per noi: è un doppio 3 a 1 che non lascia troppe speranze per i play-off… però… però sta per essere scritta la favola degli eroi, quelli che rimarranno per sempre nella storia dell’Unione con quell’indelebile etichetta: “Eroi di Lucca”.
La semifinale di andata vede la Triestina soffrire ma vincere davanti a quindicimila cuori rossoalabardati in delirio. Il ritorno è la solita bolgia. La Spezia accoglie la Triestina con il solito atteggiamento intimidatorio. La partita è caldissima ma dei giocatori non diventano eroi senza vincere nelle situazioni più difficili… La Spezia cade nel silenzio della sconfitta.

Trieste e gli eroi si preparano per la finale. L’andata vede una vittoria della Triestina per due a zero con la sensazione che il ritorno possa essere meno complicato delle previsioni. La Triestina, in casa, vince bene davanti ad un pubblico indimenticabile (da tutte e due le parti, per essere onesti) e si prepara a festeggiare il sogno Serie B.
Altra invasione… Siamo in 2.500 che raggiungono Lucca con un serpentone infinito di pullman, con treni, con auto private e, credetemi, qualche scooter… Lo stadio è incandescente, il loro tifo è bellissimo ma le migliaia di voci alabardate reggono l’urto in maniera strepitosa, “aiutate” da altre diecimila anime sedute sugli scalini del Rocco. Il sogno sembra trasformarsi presto in un incubo.
La squadra è contratta, la Lucchese vola. Il futuro alabardato Marianini ne fa due, Del Nevo cerca di resistere ma la Lucchese con Caruezzo pareggia i conti ed ha addirittura il rigore della Serie B. Le espulsioni iniziano ad essere tante, troppe, il caldo nei supplementari si fa sentire ma il superbomber lucchese spedisce il sogno rossonero sul palo e la partita gira. Gubellini, entrato da poco, calcia verso la porta di casa, sotto la nostra curva, un braccio malandrino blocca il tiro è rigore. Scende il gelo tra il pubblico di casa ma anche tra noi poveri tifosi con otto ore di pullman e cento minuti di sofferenza alle spalle. “Chi calcia!?!?! Gennari, ma el xè mato!!! Caveghe quel balon dalle man!!!”.

E invece no… Robocop piazza il pallone sul dischetto, inizio a mordere il cappellino che avevo in testa, un quarto della curva triestina si gira con le spalle al campo, centinaia di persone avrebbero bisogno di un defibrillatore… Gelo… Silenzio… Senso di nausea… Parte Gennari, palla da una parte, portiere dall’altra… Con le ultime forze nervose si ricomincia ad esultare, qualcuno scoppia a piangere, qualcuno abbraccia ogni persona o cosa che abbia un colore rosso…
La Lucchese sembra cedere ma ci vuole una prodezza di Ciullo per farci scoppiare di gioia:

“Game, Set, Match!”, la Triestina, dopo un eternità torna in Serie B.


Gennari sul dischetto

Quel viaggio di ritorno è stata un misto di gioia e sofferenza. All’inevitabile gioia si mischiava una sofferenza psico-fisica che nemmeno un quarto d’ora con il peggior Tyson avrebbe potuto provocare. La partita degli eroi è stata veramente devastante, insopportabile ma inevitabilmente indimenticabile.

L’anno successivo l’atmosfera inizialmente era di grande timore. Gli eroi di Lucca erano rimasti praticamente tutti e questo, onestamente, rassicurava fino ad un certo punto in un contesto più impegnativo come la Serie B. L’inizio sembrava presagire solo dolori; anche se la squadra giocava bene non riusciva a raccogliere punti.
Poi le cose sono cambiate, la squadra incredibilmente inizia a macinare gioco e raccogliere punti, scalando in modo inesorabile la classifica.
In città si respira un’atmosfera indimenticabile, calda, euforica, travolgente. I punti e gli spettatori allo stadio aumentano di continuo fino ad una giornata dai ricordi indelebili in cui abbiamo cantato al Siena ed all’Italia un incontestabile “Salutate la capolista!”.

Da lì, poi qualcosa succede… Berti litiga con il DS Fabiani, della scuderia Juventus e Moggi. Da quel momento la squadra inizia a peggiorare il rendimento e sul campo succedono degli episodi strani che si potranno, forse, leggere qualche anno dopo allorché tutto il calcio italiano viene travolto da Moggiopoli. Ci fermiamo qua… La Triestina sfiora la terza promozione consecutiva ed il sogno Serie A si perde tra i peggiori rammarichi.

L’anno successivo inizia una fase alterna. Anni di speranze e di sofferenze. Anni di metà classifiche e salvezze raggiunte in extremis, anni in cui Berti inizia ad iniziare ad essere insofferente a Trieste ed al mondo del calcio. Sono gli anni di Tesser, della scoperta Moscardelli, dell’ennesimo ritorno di Godeas e dell’onore di poter vedere uno dei giocatori più forti che abbiano calcato l’erbetta del Rocco: l’allora sconosciuto Alberto Aquilani. Berti giura di essere stufo ma assicura che lascerà la società in mani sicure… Tonellotto… Salterei in un colpo solo l’avventura di questo “bizzarro” presidente che è riuscito a dilapidare un patrimonio di giocatori di tutto rispetto, esponendo al pubblico ludibrio la nostra città. Le future vicende di Tonellotto e gli esiti delle stesse, anche recenti, parlano da sé.

In un pomeriggio di aprile del 2006, inizia l’ultima svolta (almeno per ora) della storia alabardata.
Un gruppo di imprenditori, ovviamente non di Trieste e addirittura principalmente friulano, rileva la società sull’orlo del fallimento. La ricostruzione è lenta, il gruppo è un cumulo di macerie, la nuova Società deve ancora prendere le misure di un mondo strano che non conosce ed il primo anno, per assurdo, la squadra totalizza meno punti del campionato precedente e la salvezza arriva all’ultima giornata. Poi è storia recente… il campionato scorso finisce con il massimo della tranquillità (pure troppa) ma si iniziano a gettare le basi per una squadra solida e competitiva. Si pesca la sorpresa Granoche e soprattutto si identifica un gruppo di giocatori che sta costituendo l’ossatura portante della squadra.

Fin qui storia…
Da domani futuro.
E non diciamo cosa vorremmo poter raccontare tra qualche mese!

Ieri, oggi e domani Forza Unione!

Emanuele

 

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